Questo articolo nasce in realtà da un episodio che mi è accaduto poco tempo fa, o meglio da una frase che ho sentito in maniera distratta mentre facevo tutt’altro, ma che ha continuato a ronzarmi nella testa, fino a portarmi a riprendere in mano vecchi studi, appunti e articoli che si erano ormai quasi rassegnati ad essere sopraffatti dalla polvere e dal tempo in un angolo della mia libreria.
Mentre mi trovavo nell’atrio di ingresso di un ospedale, in attesa di poter entrare a fare visita ad un parente, davanti ad una fontana decorativa con una vasca piena di acqua e di monete, mi sento fare questa domanda: “Perché la gente butta le monete nell’acqua? Non si augurerà mica di ritornarci di nuovo in questo ospedale?”. Eh sì, perché per chi vive a Roma l’associazione tra una moneta e la vasca di una fontana è legata indissolubilmente al desiderio di un turista o un qualsiasi viaggiatore di poter un giorno ritornare a Roma, attraverso il classico lancio della monetina nella Fontana di Trevi. Ma questa tradizione ha origini ben più antiche e remote della settecentesca fontana di Trevi e della tradizione ad essa legata, ed ha altri significati che vale la pena conoscere, affinché un gesto che facciamo spesso in maniera casuale possa invece trovare il suo giusto valore.
L’acqua, come ben sappiamo, è un elemento naturale, indispensabile per la sussistenza dell’uomo e degli esseri viventi in generale. Essa ha costituito, nel corso del tempo, uno dei principali fattori per la scelta dei luoghi di insediamento, e questo lo dimostra il fatto che le grandi civiltà si sono sviluppate prevalentemente vicino a grandi fiumi o in luoghi comunque ben forniti di risorse idriche. Per questo motivo, e per la sua naturale purezza, essa non solo è stata ampiamente utilizzata in ambito cultuale come strumento di purificazione, ma si è trasformata essa stessa in oggetto di venerazione, tanto da essere messa sotto la protezione di particolari divinità: le Ninfe. Proprio per lo stesso motivo non di rado nei pressi delle sorgenti venivano costruiti, in età antica, dei veri e propri Santuari. Ma c’è ancora di più. Gli antichi scoprirono ben presto le innumerevoli proprietà curative di alcuni tipi di acque, quelle che noi oggi definiamo termali, salutari per la cura del corpo e utilizzate per guarire mali di vario tipo, da dolori articolari o muscolari a vere e proprie malattie. Non di rado capita che durante gli scavi archeologici effettuati nell’area dei santuari delle sorgenti vengano ritrovati addirittura dei modellini in legno di parti del corpo umano, che fungevano da veri e propri ex voto. In altre parole, si faceva dono alla divinità della parte del corpo malata, per chiedere la “grazia” della guarigione. Ma spesso le Ninfe, o le altre divinità legate al mondo acquatico come ad esempio il dio della medicina Asclepio o la dea della Sapienza Minerva richiedevano ben altro tipo di offerta per poter intervenire a favore del malato. E così si iniziò a gettare nella vasca dell’area sacra delle monete, con lo scopo di guadagnarsi il favore degli dei: una specie di obolo, il prezzo da pagare per la propria salvezza!
E da qui nacque poi, con il tempo, l’abitudine di gettare delle monete nelle fontane, sostanzialmente per chiedere aiuto e protezione agli dei, per mantenersi in salute, ma non solo: l’acqua, elemento così importante per la sopravvivenza dell’uomo, ha anche un suo aspetto terribile ed inquietante. L’acqua del mare può essere benevola quando accompagna felicemente il viaggio dei marinai con le sue correnti, ma allo stesso tempo può diventare terribile e mortale se inizia una tempesta. E allora contro l’imprevedibilità della natura l’unica protezione è data dal mondo divino, pagano per gli antichi e cristiano successivamente. Già, perché spesso, proprio sul luogo di un antico santuario delle acque pagano, si è sviluppato, nel tempo un luogo di culto cristiano, legato allo stesso modo al potere curativo dell’acqua.
Ma facciamo un salto dal mondo antico ai giorni nostri: personalmente inorridisco quando mi capita di visitare luoghi diversi e di trovarli pieni di monete gettate dai turisti a caso, senza nemmeno sapere perché lo si fa. Si gettano monete sulle tombe dei Santi, forse chiedendo una particolare grazia? Si riempiono di monete di qualunque origine e provenienza le fontane, i pozzi, e spesso qualunque cavità, magari anche per il solo piacere di poter lasciare una traccia della propria visita in quel luogo? Non so, è una domanda che mi pongo spesso e che prima o poi vorrò fare a chi compie questo gesto. Nel frattempo, continuerò ad osservare i viaggiatori che lanceranno fiduciosi la loro moneta nella fontana di Trevi nella speranza di poter ritornare a farci visita nella Città Eterna, senza sapere, probabilmente, quanto è antica questa usanza e quali importanti significati abbia avuto nei tempi in cui della medicina si sapeva ben poco e nelle cure non si aveva fiducia per niente.
Simona Candia
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